Anticipato dal quotidiano Il Mattino, è ora ufficiale la decisione del sindaco di Napoli: destinare l'attuale sede del mercato ittico a una Moschea per accogliere la numerosa comunità musulmana.
L'obiettivo è riqualificare un’intera zona, tra via Marina, il porto, la Ferrovia e l'area del Carmine, adoperando l'edificio storico progettato da Luigi Cosenza nel 1935 in piazza Duca degli Abruzzi. Il punto è che gli operatori del mercato ittico sono stati sfrattati e questo ha suscitato le proteste di Gianni Lettieri, il quale ha sottolineato ancora una volta come de Magistris sia solito prendere decisioni senza consultarsi in assemblea, ponendo tutti di fronte al fatto compiuto.
“Non sono contrario alla grande moschea a Napoli – commenta il leader del centrodestra – ma voglio sapere perché il sindaco ha preso questa decisione senza un confronto con i cittadini e tutte le forze politiche”.
La sede, infatti, ospita il Mercato Ittico da 70 anni e c'è un vincolo sulla destinazione d'uso. La motivazione dello sfratto è la necessità di investimenti per adeguare l'edificio alle necessità del Mercato, con un costo di 80.000 euro, che gli operatori sarebbero disponibili a investire.
Allora perché, si chiede Gianni Lettieri, si è preferito sfrattare i 500 lavoratori quando si potrebbe trovare un'altra sede per la Moschea e riqualificare il Mercato, così caratteristico da poter divenire un'attrazione turistica? Inoltre occorre “salvaguardare la natura razionalista dell’edificio” come ha dichiarato il sovrintendente ai Beni architettonici Giorgio Cozzolino, che aspetta di verificare il progetto prima di approvarlo.
Ci si auspica che siano tutelati i posti di lavoro, perché cambiare il volto di un quartiere va bene ma non andrebbero dimenticati i cittadini che ci lavorano né andrebbe sottovalutata l'importanza di questo Mercato, un luogo che è parte essenziale della storia culturale di Napoli.
